«Pericoloso è il sesso che ride». Sulle implicazioni psichiche della contraccezione


SULLE IMPLICAZIONI PSICHICHE DELLA CONTRACCEZIONE – a cura del Dr. Luca Giorgini, psichiatra e psicoterapeuta


Di fronte a un’attualità politica dove diritti civili che apparivano acquisiti, quali quelli garantiti dalla legge 194/78, vengono rimessi in discussione, diviene sempre più pressante l’esigenza di occuparsi di contraccezione anche in considerazione del fatto che nel mondo la metà delle gravidanze (500 mila/die) non è pianificato, e che l’intera comunità scientifica ritiene che la contraccezione sia l’unico modo per ridurre l’incidenza dell’aborto.
In Italia, nonostante con gli anni la diffusione della contraccezione sia aumentata, ancora oggi quasi la metà delle coppie non utilizza un metodo anticoncezionale efficace o non ne utilizza nessuno e, tanto per dare un’idea, una ragazza di venti anni che non utilizzi alcun metodo contraccettivo ha il 90% di probabilità di avere una gravidanza entro un anno. A fronte di un “rischio” di gravidanza così elevato e di una soluzione a portata di mano, sicura ed efficace come quella di prendere una pillola al giorno, risulterebbe inconcepibile il fatto che le donne (o più in generale le coppie) continuino ad esporvisi se non si tenesse conto di importanti variabili quali informazioni carenti o false, fattori socioculturali e religiosi, e non ultime problematiche psicologiche personali che tutt’ora ostacolano l’utilizzo degli anticoncezionali.

Cenni di storia della contraccezione

Il nesso tra il rapporto sessuale e la nascita del bambino a nove mesi di distanza è stato a lungo del tutto incomprensibile; la gravidanza deve essere stata vissuta come un evento avvolto da un alone magico: una pancia che cresceva fin quando inspiegabilmente lasciava posto a un altro piccolo essere umano. Un’idea più corretta sulla fisiologia della riproduzione umana si inizierà ad avere solo nel corso del XIX secolo, con la scoperta della cellula uovo e della fecondazione, visto che per lungo tempo si era pensato ad esempio che il nuovo individuo si originasse con il contributo essenziale di uno solo dei genitori.
Ciononostante gli esseri umani si mossero presto alla ricerca di un valido metodo anticoncezionale, come testimoniato dalle antichissime tradizioni sopravvissute fino ai giorni nostri in alcune popolazioni primitive, quali il coito interrotto e il coito interfemora (in Africa, Samoa, Sumatra), il preservativo femminile (Sud America), le irrigazioni vaginali con effetto spermicida realizzate con succo di limone e un decotto di gusci di noci di mogano (Guiana e Martinica), oltre a una innumerevole sequenza di pozioni, riti magici e credenze.
Anche nell’antico Egitto, nonostante la fertilità della terra assicurasse sostentamento a tutti, era diffusa l’anticoncezione, come testimonia un papiro databile intorno al 1850 a.C. che parla di tre metodiche principali: l’inserimento in vagina di una sostanza plastica simile alla gomma, l’utilizzo dopo il rapporto di una miscela di miele e carbonato di sodio e l’uso di una pasta prodotta dallo sterco di coccodrillo.
Per quanto riguarda l’estremo Oriente la storia dell’anticoncezione comprende, oltre a un impressionante numero di sostanze dall’incerta azione contraccettiva come quelle contenute nel Grande libro delle erbe dei cinesi, alcune tecniche per evitare l’eiaculazione (coito riservato e coito obstructus) sempre cinesi, e il Kabutogata, un piccolo coperchio per il glande fatto di guscio di tartaruga, corno o cuoio, usato in Giappone.
Nel Corano è consentito il ricorso all’Azl (coito interrotto) e sebbene non venga chiarita esplicitamente la possibilità di ricorrere ad altre metodiche anticoncezionali, l’Islam consente tutti i moderni metodi contraccettivi, purché non abbiano carattere permanente come la vasectomia e la legatura delle salpingi.
Il Talmud afferma che dovrebbero utilizzare mezzi anticoncezionali le donne giovani, quelle gravide e quelle che allattano (per evitare che una nuova gravidanza possa ridurre la disponibilità di latte per il bambino). Il coito interrotto, l’utilizzo di tamponi vaginali e di pozioni misteriose i cui ingredienti ci sono sconosciuti, venivano consentiti dalle leggi ebraiche e talvolta erano gli stessi rabbini a consigliarli, in quanto consentivano alla coppia di avere il giusto numero di figli che permettesse di conservare il piacere e la felicità coniugale.
Nell’ambito della cultura greca classica, negli scritti dei discepoli di Ippocrate si ritrovano pozioni anticoncezionali e un metodo che ricorda l’attuale contraccezione intrauterina (la spirale) e Aristotele, al fine di evitare gli squilibri economici legati alla sovrappopolazione, consigliava a scopo anticoncezionale di introdurre in vagina olio e cotone fino a coprire il collo dell’utero.
Nella Roma degli imperatori veniva incoraggiata la fertilità per incrementare la popolazione che invece continuava a diminuire. In realtà, mentre la medicina anticoncezionale non sembrava particolarmente evoluta, visto ad esempio che le matrone romane erano solite indossare una collana di asparagi durante il coito per evitare il concepimento, sicuramente era molto diffuso l’infanticidio tant’è che Tacito commenta stupito che invece i germani «non ne fanno uso». Nel mondo greco-romano e persino nella prima società cristiana si ricorreva di frequente all’aborto, e nessuna legge o convenzione sociale proibiva anticoncezione e aborto precoce. Il medico poteva essere portato in giudizio solo se dal suo operato ne derivava un danno per la madre.
Sarà la diffusione del cristianesimo a cambiare radicalmente le cose, condannando la sessualità che diviene una faccenda sporca e della quale vergognarsi, così come le donne, responsabili di indurre pensieri impuri negli uomini. Pertanto, nonostante gravidanza, parto e puerperio mietessero un numero impressionante di vittime, si diffonde una rigida ostilità a ogni pratica contraccettiva mentre la condizione femminile decade completamente.
Però è opportuno ricordare che, per i primi tre secoli, la chiesa cristiana permetteva un certo controllo delle nascite, quando utilizzato da coppie regolarmente sposate e con un numero già elevato di figli. Fu fondamentale poi la posizione assunta da Agostino d’Ippona (354-430) che, nel suo Matrimonio e Concupiscenza, stabilisce che l’atto sessuale deve essere finalizzato alla procreazione e condanna come peccato gravissimo la contraccezione anche nelle coppie sposate, mettendo in guardia dai «veleni della sterilità». A questa condanna inequivocabile della contraccezione si aggiungerà quella di Papa Gregorio IX (1170-1241), che riprendendo l’antico anatema già presente nei padri della Chiesa (come S. Giovanni Crisostomo e S. Gerolamo, per i quali non ci sarebbero differenze tra contraccezione, aborto e omicidio, trattandosi nel primo caso dell’«assassinio di chi non è stato ancora concepito»),stabilisce le stesse pene per tutti questi “crimini”. Successivamente, Tommaso d’Aquino (1225-1274) dichiara la contraccezione contro natura, poiché il fine naturale del rapporto sessuale è la procreazione e l’interferenza con questo processo rappresenta un atto innaturale e un peccato gravissimo.
Ma nonostante la diffusione delle conoscenze fosse assolutamente ostacolata dalle autorità religiose e secolari, per tutto il medioevo la contraccezione ha continuato a essere utilizzata. Ciò avvenne grazie soprattutto alla trasmissione orale da donna a donna dei rimedi, e paradossalmente fu durante il Rinascimento che si assistette a un declino maggiore delle conoscenze. Sulle possibili cause e conseguenze di questo torneremo più avanti, qui basti ricordare che la professione dell’ostetrica diventò sempre più pericolosa: se il parto andava male e il bambino moriva la colpa era sempre attribuita a lei, e ben presto le accuse non furono più di incompetenza, ma quelle assai più gravi di aver voluto nuocere deliberatamente a madre e bambino, che poi si trasformavano in condanne per stregoneria.
Nel periodo tra il Rinascimento e il XIX secolo si assiste da un lato al sopravvivere di antiche tradizioni e dall’altro al tentativo di perfezionare i mezzi ritenuti più efficaci come il preservativo. Nel corso del ‘600, in seguito alla individuazione di “animalucoli” nello sperma osservato al microscopio e alla successiva rappresentazione degli spermatozoi come contenenti già un piccolo uomo in miniatura, si sviluppò la teoria del preformismo, e una disputa tra gli studiosi di tutta Europa che si concluderà definitivamente solo con la scoperta della cellula uovo (1827), e con la dimostrazione della derivazione dell’embrione da entrambi i gameti (1843). La scoperta della origine dello zigote dalla fusione dell’informazione proveniente da entrambi i genitori svela finalmente il segreto che ha per millenni nascosto l’origine di un nuovo essere umano.
Fu invece la teoria economica di Malthus, che metteva in guardia dagli effetti della sproporzione tra la crescita della popolazione e i mezzi di sussistenza disponibili, a gettare le basi ispiratrici del Movimento per il controllo delle nascite che verrà alla luce in Inghilterra nei primi decenni dell’800. L’obiettivo di arrestare la morte di madri e neonati – i cui corpicini senza vita si trovavano tutte le mattine in grande numero abbandonati per le strade delle nuove città industriali -, perseguito attraverso lo sviluppo di tecniche contraccettive sicure da diffondere anche presso le classi più povere, dovrà però confrontarsi con una feroce opposizione operata non solo dagli ambienti conservatori e dalla chiesa. Anche i primi marxisti infatti si dimostrarono contrari, poiché riducendo il numero dei figli dei proletari la contraccezione avrebbe finito per indebolire la classe operaia, mentre gli stessi risultati si sarebbero potuti ottenere, a loro dire, abolendo il sistema capitalistico.
Questo però non impedì, a partire dalla fine dell’800, l’apertura di centri specializzati per assistere donne che volevano praticare correttamente la contraccezione; un’esperienza che si consoliderà tra mille contrasti e si diffonderà oltre oceano negli Stati Uniti.
Contemporaneamente la ricerca scientifica stava facendo importanti progressi: dall’osservazione che durante la gravidanza la persistenza del corpo luteo inibisce l’ovulazione (1898), all’idea di impiegare gli ormoni ovarici per il controllo della fertilità (1924), all’isolamento dei principi attivi con la successiva produzione di estrogeni e progestinici di sintesi (1949) e via dicendo.
Sarà il biologo americano Gregory Pincus che, nel corso della sua collaborazione con il medico John Rock, intuirà la potenzialità dell’associazione estro-progestinica e metterà a punto una formulazione attiva per via orale in grado di inibire l’ovulazione in modo transitorio e reversibile. Era il 1955 ed era nata “la pillola” che, al termine di una contrastata sperimentazione, fu messa in commercio dapprima solo per il trattamento dei disturbi mestruali e poi, nel 1960, anche come anticoncezionale. Da allora il progresso scientifico ha permesso di modificarne enormemente la natura e la posologia dei suoi costituenti, fino allo sviluppo di pillole sempre più tollerabili e sicure.
In sintesi, ripercorrendo le tappe della storia della contraccezione risulta evidente che la necessità di controllare le nascite ci sia sempre stata e che al di là dei divieti imposti dalla chiesa cattolica il problema era che i metodi generalmente non funzionavano, non abbastanza.

Bibliografia sul tema:
Carlo Flamigni – Anna Pompili CONTRACCEZIONE – 2011 – L’Asino d’oro edizioni
Carlo Flamigni – Corrado Melega RU486 Non tutte le streghe sono state bruciate – 2010 – L’Asino d’oro edizioni
Carlo Flamigni – Corrado Melega LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO Dal silfio al levonorgestrel – 2010 – L’Asino d’oro edizioni

L’articolo completo è stato pubblicato sulla rivista “il sogno della farfalla” n. 3/2011 per L’asino d’oro edizioni

Il presente estratto è disponibile inoltre QUI


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